Come ci si ammala?Ovvero come si diventa tristi, annoiati, arrabbiati, inibiti, confusi..?
IL PASSAGGIO ALLA MALATTIA
La malattia è stata definita da Giacomo Contri, psicoanalista milanese, come quello stato in cui il soggetto viene forzosamente messo nella condizione di dubitare del suo primo giudizio formulato sul binomio mi va/non mi va.
Vi è un momento in cui il bambino è CAPACE di scegliere, di sapere cosa è bene per lui, di valutare cosa gli piace o cosa non gli va, di avere rispetto per sé stesso (quando dice all’amico “io non gioco più con te!”), insomma un soggetto BEN ORIENTATO, capace di prendere iniziative senza timori. In questo periodo l’altro, ovvero la persona con cui il bambino è a più stretto contatto, è pensato come un collaboratore che agisce per il suo bene.
Tuttavia sappiamo anche che il bambino è ahimé ingenuo e non è ancora capace di discriminare il vero o il falso nell’altro (è corretto l’invito del genitore di non accettare le caramelle dagli sconosciuti, infatti il bambino andrebbe con chiunque non sapendo discriminare). Questo bambino corre così un rischio: quello di privilegiare l’ADESIONE all’altro, anche quando questi non rispetta il suo principio di piacere, ovvero il suo beneficio.