Nella vita si sperimenta sempre l'errore e il fallimento, se si vive fa parte del 'rischio'. Ciò che può variare è la reazione: o viene vissuto come qualcosa di definitivo e tristemente perso e si vive nel rammarico oppure se ne può trarre profitto. In che cosa mai dovrebbe esserci profitto? Nel sapere: a partire dal riconoscimento dell’errore si può partire per farsene qualcosa, non nel senso della regressione, bensì nel senso della progressione. Non si tratta di tornare indietro, che sappiamo non essere possibile, bensì si tratta - a partire da quel surplus di sapere - di andare avanti profittando della scoperta dell’errore. Un esempio: Il protagonista dell’Uomo duplicato di J. Saramago dice: “ora non so cosa fare con l’errore in cui, da un istante all’altro, si era visto egli stesso convertito”. Alcune pagine dopo: “Se Tertuliano Maximo Alfonso avesse impiegato un pò del suo tempo anni addietro, a condizione però che lo avesse fatto al momento giusto, a pensare alle conseguenze e agli effetti, a medio e a lungo termine, di frasi come quelle e come altre che tendono e propendono per lo stesso fine, molto probabilmente ora non se ne starebbe lì....”. Come ci ricorda Saramago l’errore, per essere profittevole, occorre sia pensato. Dobbiamo fermarci e ri-pensarlo, altrimenti perdiamo una buona occasione di imparare.
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Dr.ssa Beatrice Bianco
Psicologa clinica e di comunità
Autrice dei libri:
"S-bloccati!" - Anima Edizioni
"Scegli di non soffrire" - Anima Edizioni
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