Torino, ore 12:05 del 15/11/1994
Sto passeggiando per le strade di Torino, ho appena ‘felicemente’ concluso un esame all’Università e ho preso 30. Fa freddo e io sto girovagando nella grigia Torino in cerca di quella maglia che non ho ancora nell’armadio e che sono sicura che mi farà sicuramente molto felice. Sì perché il 30 che ho preso all’Università non mi ha dato assolutamente nessuna gioia. Magari la maglia può cambiare tutto e io posso sentirmi finalmente soddisfatta di me stessa. In realtà sto svogliatamente guardando le vetrine dei negozi e mi accorgo che non me ne importa assolutamente nulla. Così torno a casa, o per meglio dire, nella mia casa di Torino, ovvero il Collegio in Via San Quintino, dove ho abitato per 5 anni durante il periodo degli studi universitari. Ho scelto la Facoltà di Psicologia con entusiasmo, era da quando facevo terza superiore che volevo iniziare l’Università ed effettivamente all’inizio ero entusiasta, avevo anche paura: ce la farò? Saranno difficili gli esami? Così ho iniziato ad inanellare una serie di 28, 30, 29 che all’inizio mi rendevano veramente molto felice e così mi premiavo anche con un capo di abbigliamento ogni qual volta prendevo un bel voto. Non solo, il giorno dopo l’esame mi prendevo un giorno tutto mio in cui facevo la turista, perché io sono di Cuneo e Torino era una città a me sconosciuta. Fino ad un certo punto tutto ciò mi ha soddisfatta. Poi un giorno mi sono alzata e mi sono accorta che l’entusiasmo dei primi tempi era andato. Mi sentivo bloccata, mi sentivo disorientata, sentivo che non riuscivo ad esprimermi pienamente. Ultimamente mi capitava sovente si sentirmi in questo modo. Volevo solo capire cosa mi bloccava, sentivo che qualcosa dentro di me si era inceppato, volevo solo riuscire a esprimere il mio potenziale. Non avevo perso la voglia di diventare una Psicologa, quella rimaneva una mia priorità, ero convinta della mia scelta e sapevo che era quella giusta per me, ma non mi sentivo bene. Eppure ero giovane, in salute, avevo un nuovo fidanzato (che poi diventerà il mio attuale marito), delle amiche nuove conosciute in collegio su cui sapevo di poter contare, delle amiche a Cuneo dove abito. Nonostante ciò non ero felice. Era giunto per me il momento di fare qualcosa, non si poteva continuare così. Decido di andare da uno Psicologo che mi potesse aiutare, perché sentivo che avevo dei blocchi psicologici.
.... avrò fatto bene?
La scelta migliore della mia vita. Ho dovuto lavorare su me stessa, mettermi in gioco, accettare che non tutto ciò che facevo andasse bene. E alla fine? Ho ritrovato la voglia di studiare e di diventare una Psicologa. Ero bloccata, e non riuscivo ad esprimere liberamente il mio potenziale. Poi ci sono riuscita. Ad un certo punto del mio lavoro psicologico ho capito di aver finalmente superato i miei blocchi psicologici. Non è stato facile, ho dovuto investire molto tempo e molto denaro per lavorare su me stessa, non è sempre facile mettersi in discussione, eppure è un lavoro che mi ha consentito di rimettermi in carreggiata.
(Introduzione del mio corso S-bloccati!)
